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C_ON3420515/5/2013, 12:47
In: Malcolm Mclaren and Catherine Deneuve - Paris-Paris
By: BrunoBlender
 



B_NORM    
view post Posted on 29/5/2012, 20:00 by: alexmigReply
Tutti sappiamo cos’ è la fatica. In particolare chiunque abbia praticato sport, conosce bene quella sensazione e tutta la serie di effetti interni ed esterni che lo stato di affaticamento provoca dopo una prestazione fisica ad alta intensità.

Ma in qualità di Laureati in Scienze Motorie, dovremmo essere in grado di andare ben oltre le definizioni empiriche, e di riconoscere non solo in modo empatico uno stato di affaticamento che senza dubbi induce degli adattamenti che devono essere utilizzati nella programmazione e il controllo dell’allenamento, ma anche considerati in chiave preventiva.

Pianificare l’affaticamento dell’atleta, significa programmare un serie di stimoli esterni che in modo soggettivo andranno a stimolare meccanismi di adattamento e spercompensazione determinando un miglioramento della prestazione atletica e (ci auguriamo) sportiva. Sempre in qualità di esperti dell’allenamento, sappiamo bene che questa relazione non è direttamente proporzionale. Almeno non sempre.

Magari non in questi termini, ma questo è un aspetto che conosciamo bene.

Ma quando invece è necessario individuare uno stato di affaticamento tale da poter maggiormente esporre l’atleta al rischio di infortunio o sovrallenamento? E soprattutto, è possibile inquadrare questo stato in modo oggettivo?

Attenzione, non stiamo dicendo che l’empatia o la comunicazione diretta tra preparatore e atleta non siano importanti. Tutt’altro. Ma accanto a questi metodi strettamente legati al rapporto umano e all’esperienza, abbiamo a disposizione degli strumenti per poter almeno provare ad oggettivare questa condizione fisiologica?

Sicuramente ci sono molti metodi e mezzi di valutazione che “provano” a fornire dati in questo senso. Con risultati ed affidabilità più o meno accurati. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative di molti colleghi volte a consolidare una pratica di valutazione funzionale standardizzata e mirata alla valutazione dello “stato di forma” degli sportivi, a vari livelli.

Proviamo a fare una lista di quelli che abbiamo utilizzato maggiormente (direttamente ed indirettamente), con la speranza di poter approfondire le conoscenze in merito con il confronto diretto tra colleghi e con ricerche bibliografiche a tema.

Per ora una semplice lista, da rileggere confrontare ed elaborare tutti insieme.
Questo tipo di scambio di informazioni e di condivisione di cultura è davvero importante per tutti noi.
Comments: 0 | Views: 10Last Post by: alexmig (29/5/2012, 20:00)
 

B_NORM    
view post Posted on 5/5/2012, 20:37 by: .::andore::.Reply
2012-05-02T202545Z_01_TOR900_RTRIDSP_3_NASA

Stella inghiottita da buco nero - REUTERS/NASA/JPL-Caltech/JHU/UCSC/Handout


Gli astronomi hanno rilevato per la prima volta da vicino e in modo diretto un fenomeno che accade molto di rado, quello di una stella inghiottita da un buco nero supermassiccio, in termine tecnico un "evento di distruzione mareale". Il fenomeno avviene quando una stella si avvicina troppo al buco nero, tanto che la forza di marea causata dal buco nero supera la forza di gravità che tiene insieme la stella fino a distruggerla. A quel punto metà della massa della stella viene espulsa dal sistema, mentre la metà rimanente viene accresciuta dal buco nero, rilasciando così una gran quantità di energia in poco tempo e causando un improvviso aumento della luminosità del sistema.
La stella oggetto di studio risiedeva in una galassia a 2,7 miliardi di anni luce di distanza e il buco nero incriminato è grande due milioni di volte più del sole. Una dimensione nemmeno immaginabile. È risaputo che i buchi neri sono presenti in tutte le galassie e che con la loro attrazione gravitazionale hanno la capacità di inghiottire pianeti, fonti di luce e stelle. È ciò che in astronomia più si avvicina al concetto di Spazio profondo e di frontera ignota e che in filosofia - nonché nell'immaginario comune - rappresenta la fine o l'inizio di tutto. Tuttavia il mistero che aleggia attorno al black hole è ancor oggi oggetto di studio e rimane uno dei più affascinanti di sempre.

Un ricercatore associato presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia Henry A. Rowland, Gezari, spiega meglio il fenomeno sull'ultimo numero di Nature: "Quando la stella è inghiottita dalle forze gravitazionali del buco nero, una parte dei resti della stella cade nel buco nero, mentre il resto viene espulso ad alta velocità. Abbiamo assistito ad un progressivo defluire del gas stellare nel buco nero e abbiamo rilevato che il gas per lo più espulso è elio. È un po' come raccogliere le prove su una scena del crimine". Per comprendere meglio la questione, è stato rilevato che stella distrutta era il nucleo ricco di elio di una gigante rossa che aveva precedentemente perduto il suo inviluppo di idrogeno, probabilmente a causa dello stesso effetto mareale che ha poi portato alla sua completa distruzione. In pratica era quel che rimaneva di una stella già in parte distrutta.
Comments: 4 | Views: 45Last Post by: -Shalimar- (22/5/2012, 11:47)
 

B_NORM    
view post Posted on 4/5/2012, 20:10 by: .::andore::.Reply
Il prossimo 6 maggio arriva la Super Luna. Quel giorno, infatti, il nostro satellite naturale si troverà al perigeo, il punto più vicino alla Terra dell’orbita geocentrica, che lo farà apparire più grande e luminoso. Al contrario, il 28 novembre di quest’anno, la Luna coinciderà con l’apogeo, che quindi produrrà l’effetto opposto. Questo particolare fenomeno accade perché l’orbita della Luna, non essendo perfettamente circolare, fa sì che la distanza dalla terra possa ogni tanto cambiare, come ci spiega anche Roberto Crippa, presidente della Fondazione Osservatorio Astronomico di Tradate: «L’orbita lunare intorno alla Terra non permette che la Luna si trovi sempre alla stessa distanza. Per questo motivo, se mediamente la distanza a cui si trova la Luna è 380.000 chilometri, questa può anche arrivare a 360.000 o a 420.000.

In questi casi, se per esempio si scatta una foto nei momenti in cui la Luna è più lontana e più vicina, si nota che le dimensioni sono effettivamente diverse». Il professor Crippa ci spiega che ai fini pratici questo fenomeno «non porta assolutamente a nulla, fatta eccezione per dei piccoli effetti nelle maree, ma praticamente impercettibili». Per quanto riguarda lo spettacolo visivo, invece, «è difficile stimare le differenze che potranno essere notate: per fare un esempio, il nostro occhio percepisce la Luna più grande quando è all’orizzonte perché si trova accanto a dei punti di riferimento, come case ed alberi, mentre quando si trova allo zenit, cioè esattamente sopra la nostra testa, sembra più piccola ma solamente a causa di un effetto ottico, perché in realtà la distanza è la stessa sia in piena notte che al tramonto».

C’è anche chi sostiene che fenomeni come quello della “superluna” possano provocare eventi catastrofici, ma il professor Crippa ci spiega che «l’unica interazione che abbiamo con la Luna è quella gravitazionale: le maree sono una delle conseguenze più evidenti, ma si tratta di un fenomeno che in realtà avviene anche sulla superficie solida del nostro pianeta: mentre per l’acqua si può parlare anche di metri di altezza di marea, per la superficie della Terra si parla di pochi millimetri. Qualcuno però ipotizza che questo fatto gravitazionale possa ad esempio sollecitare delle placche tettoniche che sono già sotto pressione e scatenare un terremoto, ma si tratta di un’ipotesi assolutamente mai provata».
Comments: 0 | Views: 2Last Post by: .::andore::. (4/5/2012, 20:10)
 

B_NORM    
view post Posted on 28/4/2012, 13:40 by: .::andore::.Reply
Come ci muoveremo nel futuro? Fino a qualche tempo fa molti immaginavano macchine volanti o astronavi a solcare i cieli, ma forse quel che la scienza ha in serbo per il mondo dell'automobile è molto più "con i piedi per terra" di quanto si possa credere.

Tutto parte da un'idea che si sta già sviluppando con successo nel mondo ferroviario: i convogli a levitazione magnetica (in grado di arrivare a velocità superiori ai 500 Km/h) permetteranno infatti nel futuro di coprire grandi distanze a velocità quasi paragonabili a quelle di un aereo. Utilizzando gli stessi principi, la società svizzera Acabion sta portando avanti progetti che possano unire questo tipo di tecnologia alle vetture del futuro.

L'idea svizzera prevede, al posto delle autostrade come le conosciamo ora, delle strutture altamente tecnologiche e automatizzate dove le vetture sarebbero in grado di schizzare a velocità comprese tra i 300 e i 600 Km/h, guidate da un computer e persino alimentate dalla strada stessa tramite energia solare.


Fantascienza? Sì, ma concreta quanto basta per crederci! Per arrivare a queste "superstrade del futuro" il progetto degli ingegneri svizzeri prevede tre "step" a partire già dal 2015: tra tre anni infatti ci sarebbe la possibilità di costruire brevi tratti di carreggiata, dove le vetture potrebbero correre fino a 300 Km/h solo grazie alla tecnologia della levitazione magnetica. Lo step successivo (che inizierebbe intorno al 2050) sarebbe invece quello di creare vere e proprie reti di strade simili a quelle tradizionali, dove gli automobilisti del futuro potrebbero percorrere fino a 2.500 Km in appena quattro ore.


E l'ultima parte del progetto? Noi di certo non la vedremo! Per questa ci vorrà ancora un secolo, ma gli ingegneri elvetici sono certi che il progresso tecnologico porterà addirittura alla creazione di tunnel intercontinentali o sottomarini "sigillati" dove, in assenza totale d'aria, i veicoli sarebbero in grado di raggiungere la stratosferica velocità di 20 mila Km/h, ovvero come arrivare da Parigi a New York in soli 30 minuti!

Mio commento: Forse per il 2050 se arriverò a 60 ne avrò da vedere delle belle :D
Comments: 0 | Views: 9Last Post by: .::andore::. (28/4/2012, 13:40)
 

B_NORM    
view post Posted on 26/4/2012, 19:56 by: -Shalimar-Reply
Con la consulenza della dottoressa Roberta Giommi, Direttrice dell'Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze.

Anche in questo caso i numeri parlano. Si calcola che una coppia su tre abbia problemi in camera da letto, perché quando qualcosa non funziona all'interno del rapporto il feeling sessuale è tra i primi a risentirne. Spiega la dottoressa Roberta Giommi, direttrice dell' Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze e autrice, tra l'altro, di "Vicini di cuore" (Sperling) e "Tradire" (Frassinelli): "Tutte le coppie prima o poi attraversano una crisi. Se questa non diventa cronica, però, può rappresentare un momento evolutivo perché impone di rimettersi in discussione, e questo è di per sé un accrescimento". Piuttosto, è cambiata la tempistica. Una volta si parlava di crisi del 7° anno, ma oggi che tutto scorre più velocemente anche le crisi arrivano in anticipo: dai dati Istat risulta, per dire, che nel 21% dei casi (ossia per 2 italiani su 10) la richiesta di separazione provenga da coniugi sposati da meno di un lustro. Prosegue la dottoressa Giommi: «Ormai negli Usa i terapeuti sostengono che ogni 4 anni marito e moglie dovrebbero sedersi a un tavolo e discutere di delusioni e cambiamenti reciproci, per trovare una negoziazione costruttiva prima che il rapporto si incrini.

Momenti difficili e situazioni a rischio

Poi ci sono, naturalmente, eventi che possono far precipitare la situazione: la nascita di un figlio, un tradimento. Fatti diversi che possono condurre alle medesime conseguenze. L'arrivo di un bambino, per esempio, può cementare un'unione ma anche farla naufragare, se non si metabolizza insieme l'inevitabile sconvolgimento di ritmi e di equilibri. Senza contare che dopo il parto la donna è soggetta da un lato a un calo ormonale e di desiderio, dall'altro a un appagamento emotivo che può far sentire il partner escluso dal legame mamma-neonato. Poi ci sono i tradimenti: oggi si sta molte più ore al giorno lontani e si hanno molte più occasioni di conoscere persone diverse. Si stima che in 7 coppie su 10 uno o entrambi i partner abbiano avuto almeno un'avventura extra legame». Quanto ai sintomi, le donne entrano in crisi intorno ai 35/40 anni quando scatta la paura dell'invecchiamento e si teme di non essere più desiderabili. Per gli uomini invece bisogna arrivare in media alla soglia dei 50 anni perché intervangano le preoccupazioni sulla sessualità e sul ruolo "di genere".

Stasera ho mal di testa

A provare un calo del desiderio sessuale è per lo più lei, con proporzione doppia rispetto al partner (secondo uno studio dell'Università di Chicago, 33% contro 16%). E questo sia per ragioni organiche – come l'abbassamento dei livelli ormonali che possono rendere più difficile il rapporto (il dolore durante la penetrazione riguarda il 10-15% delle donne) – sia per il peggioramento della sintonia emotiva c...

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Comments: 11 | Views: 53Last Post by: .::andore::. (9/11/2012, 21:26)
 

B_NORM    
view post Posted on 19/3/2012, 20:57 by: esposito silvioReply
Il telescopio spaziale Hubble ha scattato una fotografia dettagliatissima dell’ammasso globulare Messier 9, una collezione di stelle in prossimità del nucleo della Via Lattea. Si tratta dell’immagine a maggiore risoluzione mai ottenuta, con più di 250.000 stelle messe a fuoco dall’Advanced Camera for Surveys .

Questa palla (in latino globus) di stelle si trova a 25.000 anni luce da noi ed è invisibile a occhio nudo. In realtà non è una sfera perfetta, perché l’attrazione gravitazionale esercitata dal vicino centro galattico la deforma lievemente.

Gli ammassi globulari come Messier 9 contengono le stelle più vecchie della nostra galassia. I suoi astri, per esempio, sono ben due volte più anziani del Sole, e hanno una composizione chimica decisamente diversa, con molti meno elementi pesanti. In particolare, l’ossigeno e il carbonio, essenziali per la vita sulla Terra, e il ferro, che costituisce il nucleo del nostro pianeta, scarseggiano in Messier 9 e in simili ammassi globulari. La ragione è semplice: gli elementi più pesanti del nostro Universo sono stati forgiati via via nei nuclei delle stelle – vere e proprie fucine cosmiche di elementi - e rilasciati gradualmente attraverso l’esplosione delle supernove. All’epoca della formazione di Messier 9 però, non si erano ancora verificate molte esplosioni e, quindi, la quantità di elementi pesanti “in circolazione” era poca.

Messier 9 fu scoperto dall’astronomo francese Charles Messier nel 1764, che lo inserì nel suo famosissimo catalogo di oggetti celesti. Quella che Messier individuò nel cielo notturno era una macchia diffusa di luce, che classificò come “nebulosa”. Sul finire del 1700, col raffinarsi della strumentazione, gli astronomi – primo fra tutti William Herschel - iniziarono a distinguere singole stelline nell’ammasso.

Da allora, la tecnologia astronomica ha fatto passi da gigante: il risultato è questa straordinaria immagine. La fotografia consente di distinguere stelle fin dentro al suo affollatissimo centro. È anche possibile apprezzarne i diversi colori, con sfumature che vanno dal rosso al blu, come in una scintillante parure di diamanti. Il colore di una stella è direttamente legato alla sua temperatura: quelle rosse sono più fredde di quelle blu.

Fra tante stelle brillanti, nelle immagini a tutto campo dell’ammasso si possono infine scorgere due estese nebulose di polvere, nere come la pece, denominate Barnard 259 e Barnard 64.

Credit: Nasa, Esa, Digitized Sky Survey 2, N. Risinger (skysurvey.org)
Comments: 0 | Views: 12Last Post by: esposito silvio (19/3/2012, 20:57)
 

B_NORM    
view post Posted on 5/3/2012, 10:04 by: .::andore::.Reply

20111006_EST_NW01_0089


Wikilieaks è tornato a rivelare segreti di stato e di giochi di potere assai delicati. Si è parlato molto in questi giorni delle oltre 5mila di mail recuperate dai server della Stratfor, società privata americana di analisi geopolitica e intelligence, e rese pubbliche dal sito di Assange. Come già fatto in precedenza, il sito si avvarrà della collaborazione di 25 testate giornalistiche mondiali per diffondere ed analizzare il contenuto dei documenti. Per l'Italia farà riferimento a La Repubblica e L'Espresso. Rimangono per ora misteriosi i mezzi con cui Wikileaks è entrata in possesso di questi dati.
Della corrispondenza della Statfor è stato immediatamente divulgato uno scambio di mail tra i due numeri uno della società, che mette in dubbio la morte di Osama Bin Laden, o meglio, la fine che ha fatto il suo cadavere. Fred Burton, considerato uno dei più grandi esperti internazionali in tema di sicurezza, scrive queste righe a Geroge Fredman, fondatore e amministratore delegato della società: "Se il corpo è stato buttato a mare, cosa di cui io dubito, è simile al caso di Adolf Eichmann. La tribù ha fatto la stessa cosa con le ceneri dei nazisti. Vorremmo fotografie, campioni di DNA, impronte digitali. Il suo corpo è una scena del crimine e non credo che né l'FBI né il DOJ (il Dipartimento di Giustizia, Nda) permetteranno che ciò accada".

Clicca per ingrandire - La tensione di Obama durante il raid nel quale fu ucciso bin Laden
La risposta di Fredman: "Eichmann è stato visto vivo per molti mesi durante il processo prima che venisse condannato a morte e giustiziato. Nessuno avrebbe voluto per lui una tomba. Per questo venne cremato. Ma non mi pare che qualcuno abbia detto che non si trattasse di Eichmann. Non si può paragonare con questa sepoltura in mare senza che ci sia stata qualche possibilità di vederlo. Dubito che questo sia accaduto". Lo scambio di mail è datato 2 maggio 2011, poco dopo la morte di Bin Laden e la diffusione della versione ufficiale degli Stati Uniti secondo cui il cadavere del terrorista sarebbe stato buttato nell'Oceano Indiano. In sostanza, entrambi dubitano che il corpo del fondamentalista islamico sia stato gettato in mare e il paragone cui fa riferimento Burton, quello con Eichmann, dà bene l'idea di come secondo lui fosse necessaria una verifica sulla morte dell'uomo più pericoloso e ricercato degli ultimi dieci anni. La morte di Bin Laden è quindi da mettere in discussione?
Sarebbe certo un'ipotesi allarmante, che arriva come una doccia gelata nel bel mezzo delle presidenziali americane. In tutta risposta, la Stratford si solleva da ogni responsabilità, denunciando l'accaduto e il fatto che le mail potrebbero essere state "m...

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Comments: 1 | Views: 13Last Post by: Gabthebest (5/3/2012, 22:07)
 

B_NORM    
view post Posted on 5/3/2012, 10:00 by: .::andore::.Reply
Se supereremo indenni la fine del 2012, i catastrofisti avranno un'altra data da segnale sul calendario: il 2040. Abbiamo infatti un nuovo asteroide, oltre ad Apophis, a minacciare la Terra e di questo ne sentiremo parlare per almeno altri 28 anni. La sigla che lo identifica è 2011 AG5 e nella Torino Impact Hazard Scale (quella usata per definire il pericolo di vederci piombare addosso qualche oggetto celeste, che va 0 a 10) per ora è considerato come un 1. La probabilità è quindi bassa - al 5 febbraio era data 1 a 625 - ma non assente. In effetti, per citare Detlef Koschny dell'Agenzia Spaziale Europea, "2011 AG5 è attualmente l'oggetto che ha la più alta probabilità di colpire la Terra".


2011 AG5 è stato scoperto l'8 gennaio del 2011 grazie a un telescopio riflettore posizionato sulla cima di Mount Lemmon (Arizona). Fino a poche settimane fa non era che uno tra gli 8.744 Neos (Near-Earth Objects) noti. Poi però, si è tenuta a Vienna la 49esima sessione del sottocomitato scientifico e tecnico della United Nations Committee on the Peaceful Uses of Outer Space (COPUOS): l'asteroide era tra gli argomenti in agenda e l'attenzione si è subito alzata.
Ecco le più belle immagini spaziali del 2011.
Tutti i numeri e le previsioni che sentiremo in questi giorni sono comunque da prendere con le pinze, perché né l'orbita esatta, né la massa, né la composizione di questo asteroide sono noti e i calcoli non sono affidabili. Di questo macigno spaziale sappiamo in pratica solo che è largo più o meno 140 metri.

20110627_EST_TN01_0125



Prima di settembre 2013 non avremo la possibilità di capirci qualcosa di più, quando si riavvicinerà al nostro pianeta e lo potremo osservare di nuovo direttamente. Un'altra occasione si presenterà alla fine del 2015. Ancora, sappiamo che dovrebbe passare a 1,6 milioni di chilometri dalla Terra nel 2023, e a 16,7 nel 2028. Secondo il Near-Earth Object (Neo) Program Office del Propulsion Laboratory di Pasedena (California), non si può escludere che un'influenza gravitazionale della Terra sull'asteroide possa porlo sulla traiettoria di impatto. Ma, come sottolineano gli scienziati, la probabilità che questo avvenga è per ora abbastanza remota e ci si aspetta che diminuisca.
Ovviamente, però, tra i più previdenti c'è già chi immagina uno scenario da Armageddon:"Nell''eventualità remota che il rischio di impatto persista anche dopo le osservazioni del 2013, dovrà essere decisa in fretta la finestra temporale per un possibile intervento di deviazione, e la comunità internazionale dovrà scegliere tra alcune costose possibilità, come un multikinetic impactor o unesplosivo nucleare", ha detto Russell Schweickart, ex astronauta delle missio...

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Comments: 3 | Views: 8Last Post by: BrunoBlender (7/3/2012, 22:02)
 

B_NORM    
view post Posted on 28/2/2012, 12:23 by: .::andore::.Reply
Un rapporto del National Research Council, con sede negli Usa, afferma che dovrebbero verificarsi 91 vittime l’anno per la caduta di asteroidi. In realtà una delle ultime collisioni significative è avvenuta il 30 giugno 1908, quando un asteroide è esploso a 10 chilometri di altezza sopra una foresta isolata a Tunguska, in Siberia, abbattendo gli alberi per un’area di 1.600 chilometri quadrati. Si trattava però di una regione remota e non vi furono vittime. I calcoli hanno dimostrato che se l’asteroide avesse avuto un ritardo di 4 ore e 47 minuti avrebbe colpito San Pietroburgo, con conseguenze disastrose.

20110627_EST_TN01_0125



Come scrive David Spiegelhalter sul sito della BBC, alcuni ricercatori hanno stimato che una simile esplosione nei cieli di New York costerebbe 1.190 miliardi di dollari alle assicurazioni. Per non parlare dei 3,2 milioni di vittime e i 3,76 milioni di feriti. Per l’astrofisico dell’Università di Padova, Piero Benvenuti, contattato da Ilsussidiario.net, “il dato sulle 91 vittime l’anno per la caduta degli asteroidi va interpretato come una cifra riferita a migliaia e migliaia di anni: quando ci sarà un evento catastrofico avverranno moltissimi morti. Un impatto come quello che ha estinto i dinosauri avviene in media ogni 100 milioni di anni, e l’ultima volta si è verificato 65 milioni di anni fa”.

E aggiunge Benvenuti: “Gli asteroidi che provocano un evento catastrofico hanno un diametro di 10 chilometri, e quando ciò avverrà saremo quindi in grado di stabilirlo con un certo anticipo. Non sappiamo però ancora tecnicamente che cosa converrà fare, perché un corpo di 10 km che viaggia nello spazio può essere spostato solo da un altro corpo delle stesse dimensioni, e anche se fatto a pezzi da una bomba atomica i frammenti proseguirebbero la loro corsa contro la Terra”.
Comments: 1 | Views: 15Last Post by: BrunoBlender (28/2/2012, 15:08)
 

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